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C’erano una volta Giulio Andreotti, Giovanni Spadolini, Aldo Moro, Bettino Craxi, e una burocrazia che faceva girare lo Stato anche quando i politici litigavano per settimane sul nome di un sottosegretario. 

( nella foto in apertura Bettino Craxi con Giulio Andreotti nel 1990 )


Erano altri tempi: i ministri avevano idee, cultura e pazienza.

Oggi? 

Dicono che la Prima Repubblica fosse piena di problemi. Vero. Piena di problemi si, ma competente. 

Un equilibrio tra politica e burocrazia, dove i direttori generali dei ministeri non cambiavano ogni due per tre.

Ministri che leggevano davvero le leggi, sottosegretari che sapevano distinguere un decreto da un’ordinanza, direttori generali premiati per merito.

Una classe dirigente solida, che garantiva continuità e professionalità. 

Poi con il tempo è arrivato il “nuovo che avanza”, e con lui la distruzione di ogni forma di competenza. 

L’idea geniale: frantumare il potere per renderlo più “democratico”. Traduzione? 

Ogni volta che cambia un governo, si cambia anche il capo dell’ufficio protocollo, per dire.

La meritocrazia? La professionalità ?

I ministeri, un tempo strutture basate solo sul sapere tecnico di una persona, oggi sono ridotti a teatri di improvvisazione, con continui cambi di casacca.

Sì, la Prima Repubblica avrà avuto nei personaggi i suoi problemi come tutti.

Ma almeno i suoi personaggi erano preparati. 

Oggi, invece, ci troviamo di fronte ad una cerchia di dilettanti allo sbaraglio, dove giusto in pochi mantengono una linea costante.

Ormai basta comunicare bene per governare bene, il problema però è che senza una burocrazia forte, competente e indipendente, la politica rischia di svuotarsi sempre di più.

Chissà cosa ne penserebbero, da lassù, Andreotti, Spadolini, Moro e Craxi...

Forse riderebbero. Forse piangerebbero. O forse si limiterebbero a dire:

“E questi sarebbero i nostri eredi?”

 

Carlo Maria Mazzei

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