Artista poliedrico e talentuoso, Daniel Meguela spazia dalla musica alla danza e alla scrittura. Con una carriera iniziata da giovanissimo, ha ottenuto successi significativi in vari ambiti musicali e collaborato con grandi nomi come Paolo Carta e Laura Pausini.
Oltre alla musica, ha ricevuto riconoscimenti per il suo impegno sociale e umanitario, con progetti come il singolo "FUORI", vincitore di numerosi premi internazionali.
Anche quest’ultimo brano di Daniel Meguela, uscito lo scorso 13 dicembre, si traduce in un incontro tra musica e immagine.
Parole potenti con un profondo significato che evocano una storia intensa che è riuscita, grazie alla regia e al protagonista maschile della storia raccontata nel video, l’attore italiano Jacopo Carta, a trasformarsi visivamente, dando vita a un racconto di suoni, parole,immagini ed emozioni.
L’Avv. Emanuela Fancelli, direttore di Radio centro musica e conduttrice di Business24, ha incontrato per “lavoceromana.it” i protagonisti di questo brano: Daniel Meguela e Jacopo Carta. ( nella foto di apertura Japoco Carta, Emanuela Fancelli e Daniel Meguela )
Ti ringrazio Daniel per aver accettato di raccontarti un pò a lavoceromana.it .
Ci sono elementi simbolici o dettagli nel video che pensi possano sfuggire a una prima visione?
"Nel video ci sono diversi elementi simbolici e dettagli che potrebbero sfuggire a una prima visione. Innanzitutto, la cornice di una città come Roma gioca un ruolo fondamentale: la sua bellezza intramontabile, rappresenta perfettamente l'idea di un incontro casuale che si trasforma in qualcosa di speciale.
Roma, con il suo fascino eterno, diventa non solo lo sfondo, ma anche un protagonista silenzioso che amplifica l'intensità dell'attrazione tra i due personaggi.
La città simbolizza la spontaneità e la magia degli incontri fortuiti, il luogo dove tutto può accadere.
Un altro dettaglio significativo è la metafora del ballo, che incarna l’energia e l’intimità della loro attrazione giovanile.
Il ballo non è solo un atto fisico, ma un linguaggio simbolico: rappresenta il desiderio, la connessione e il gioco tra i due protagonisti.
La danza si sviluppa come un filo conduttore che unisce i loro sguardi e movimenti, comunicando emozioni che le parole non possono esprimere.
È proprio attraverso il ballo che emerge la spontaneità del loro legame, sottolineando come l’attrazione possa essere tanto intensa quanto fugace, ma indimenticabile.
Questi elementi, uniti, rendono il video un racconto stratificato, capace di catturare lo spettatore e invitarlo a rivivere quei momenti che sembrano ordinari ma che si trasformano in qualcosa di unico".
Daniel Meguela
Hai avuto delle influenze o ispirazioni particolari nella regia o nella costruzione delle scene?
"Assolutamente sì, ho avuto delle influenze e ispirazioni molto particolari che ho condivido con il regista Valentino Canale nella costruzione delle scene.
Gran parte dell'ispirazione è nata da due film che amo profondamente: La La Land e Il tempo delle mele.
Da La La Land ho preso spunto per l'uso delle atmosfere sognanti, dei colori vivaci e della sinergia tra musica e immagini, elementi che trovo estremamente coinvolgenti.
Il tempo delle mele, invece, mi ha colpito per la sua semplicità e autenticità nel raccontare le emozioni, soprattutto quelle legate alla giovinezza e alle prime esperienze.
È proprio da questi due mondi che è nato tutto: un desiderio di combinare il sogno con il quotidiano, di creare scene che potessero toccare corde profonde ma anche trasportare lo spettatore in una dimensione un po' magica".
Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato durante la realizzazione del videoclip?
Il freddo (sorridendo).
Come nasce la collaborazione con Jacopo Carta?
Jacopo è un mio figlioccio, l'ho cresciuto essendo un caro amico di famiglia, crescendo è divenuto un bravissimo attore e per questo progetto ho pensato subito a lui.
(E ho fatto bene visto il risultato).
Qual è stato il tuo primo approccio alla musica?
Da bambino, avevo 6 anni, per caso ho scoperto questo strumento dai tasti bianchi e neri, non sapendo assolutamente cosa fosse, istintivamente ci ho messo le mani sopra e come per magia si è aperto un mondo che ancora oggi sto esplorando.
"Diceva una canzone" è il tuo terzo progetto, come pensi si sia evoluta la tua identità artistica?
"'Diceva una canzone' rappresenta il mio terzo singolo del mio nuovo progetto e, con esso, la mia identità artistica ha continuato a trasformarsi.
Mi sento un po’ come un camaleonte: proprio come lui adatta il suo colore a ciò che lo circonda, io mi evolvo in base alla musica che incontro.
Ogni nota, ogni melodia, ogni atmosfera mi spinge a esplorare nuove sfumature di me stesso, a trasformarmi senza mai perdere la mia essenza.
È un processo naturale, quasi necessario, che mi permette di raccontare chi sono oggi senza rinnegare chi ero ieri.”
Intervista a Jacopo Carta.
Innanzitutto Jacopo ti ringrazio per aver accettato questa intervista e di raccontarci qualcosa di più sulla tua interpretazione visiva di questa musica.
Come nasce la collaborazione con Daniel Meguela?
"Conosco Daniel da moltissimo tempo, oltre la stima artistica ci lega un rapporto di grande amicizia, e abbiamo sempre avuto il desiderio di lavorare insieme.
L’occasione perfetta si è presentata per questo Videoclip.
Ci siamo sentiti per telefono un mese prima di girare e abbiamo fatto una chiacchierata, c’era da subito un gran voglia di metterci a lavoro".
Jacopo Carta
Come ti sei preparato per interpretare il tuo ruolo nel videoclip di "Diceva una canzone"?
"Con molta semplicità, parlando con Daniel del tipo di progetto e di alcune reference.
Per il ballo ho studiato una coreografia e poi sono stato aiutato da Tea (Jonis), che recitava insieme a me e ha studiato danza".
C'è un momento del video che senti rappresenti al meglio il messaggio della canzone?
"Il momento in cui io e Tea stiamo ballando, poi ci separiamo, e poi ci incontriamo di nuovo".
Qual è stata la tua scena preferita da girare e perché?
"Il mio momento preferito è l’inizio: questo incontro un po’ surreale, in cui copiavo i gesti della ragazza.
È un approccio un po’ buffo, goffo, che secondo me ha una sua forza proprio per questa qualità.
Probabilmente nella realtà sarebbe stato assurdo, ma in questo contesto la storia acquistava un aspetto quasi fiabesco, e in generale, mi piace tantissimo ciò che va oltre il “naturalistico”".
Gabriele Lavia, tra i più grandi maestri della scena teatrale, è tornato a fine 2024, con il "Re Lear" al Teatro Argentina, cosa ha significato per te lavorare su un’opera così iconica come "Re Lear"in un luogo così prestigioso?
"È stata un’esperienza importantissima.
Io avevo da poco terminato gli studi in Accademia.
All’inizio ero un po’ spaventato, sentivo una grande responsabilità, perché mi rendevo conto della grandezza di questo spettacolo e volevo a tutti costi esserne all’altezza.
È stata una grande scuola e una fortuna, perché ho avuto l’occasione di vedere maestri come Gabriele Lavia, ma anche Luca Lazzareschi, e tutti gli altri attori del cast, a lavoro per mesi e mesi, e guardarli in prova e in replica.
Cercavo di imparare il più possibile osservandoli.
Poi recitare al Teatro Argentina è indescrivibile".
( A cura di Emanuela Fancelli )