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Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama è intervenuta al Convegno ""Alla ricerca di un ponte.

 

Il socialismo internazionale di fronte alla questione Nord-Sud nel secondo Novecento", promosso a Roma su iniziativa della Fondazione Bettino Craxi e celebratosi nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Gustiniani.

"Nonostante il gran parlare che si fa dell'aiuto allo sviluppo e del sostegno ai Paesi più poveri, i conti alla fine non tornano mai: certo che qualche Paese in questo lungo trentennio si è lasciato alle spalle la crisi del debito, che qualche altro - ha affermato la senatrice Stefania Craxi - ha imboccato la via dello sviluppo dopo anni di duri interventi e di sacrifici, che i sintomi di progresso e stabilità si sono manifestati anche nelle grandi aree di crisi dell’Asia e dell'Africa, fino all’America latina, ma il Sud del mondo ha continuato a vivere in tutti questi anni in palese difficoltà".

 
"Da ultimo - ha spiegato Stefania Craxi - l’invasione russa dell’Ucraina, il ritorno della guerra in Europa, inaspettata, con risvolti sul fronte energetico, della sicurezza alimentare, dell’inflazione, e con lo stato di tensione che si è creato, getta un’ombra di insicurezza sul futuro globale, mentre ha già materializzato problematiche e prodotto conseguenze di non poco conto sul quadro economico internazionale, colpendo prima di tutto i Paesi più poveri, esposti in maniera sistematica alle crisi alimentari e ad una carestia che potrebbe certamente innescare pericolose derive destabilizzanti ben oltre i loro stessi confini, mettendo a rischio la vita sociale".

"Il riequilibrio fra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati - ha concluso la senatrice di Forza italia  - conserva quindi intatta la sua valenza decisiva, mantiene anche nel XXI secolo un rilievo prioritario: anzi, il nuovo contesto internazionale richiede agli occidentali e agli europei un surplus di responsabilità nell’affrontare i problemi economici e sociali del resto del mondo. 
 
Si tratta di un tragitto da compiere nella sua interezza, di un dovere collettivo, morale prima ancora che politico, che non può essere eluso: per questo riequilibrio occorrono ad un tempo iniziative sul piano dell’aiuto umanitario e strumenti capaci di dare fiato ad uno sviluppo condiviso, sostenuto; servono più risorse in una necessaria cornice di regole che ne assicurino la non frammentarietà e l’impiego efficiente, per non generare sprechi e ulteriore debito malsano, come troppo spesso avvenuto in passato".
 
Redazione
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