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Gli anni '80 per chi li ha vissuti oggi sembrano un sogno, anni di ottimismo, di gioia, di boom economico, di serate in discoteca, anni della Prima Repubblica.


E fra i protagonisti della Prima Repubblica non si può disconoscere il ruolo di Gianni De Michelis, vicesegretario del Psi di Bettino Craxi, più volte Ministro e più volte Vicepresidente del Consiglio.

Grande Ministro degli Esteri dotato di una preparazione culturale gigantesca, scrittore di numerosissimi libri, docente universitario non comparabile in alcun modo ai mediocri politici e Ministri di oggi famosi per la loro incultura, per le loro continue gaffes, per la loro disconoscenza dell'italiano.

Figlio di una famiglia protestante, laureatosi in chimica industriale con il massimo dei voti e con 30 e lode in tutti gli esami (non le lauree fasulle acquistate oggi da politici che non hanno mai letto un libro), De Michelis fu docente a Padova e poi all’Università Cà Foscari di Venezia.

I libri furono una costante nella sua vita, a partire da quel pacchetto di azioni della casa editrice Marsilio, acquistato nel 1965 per 400mila lire.

Divenne amministratore delegato e chiese al padre di regalare un’altra quota al fratello minore Cesare, in occasione della sua laurea. 

 
De Michelis, firmatario del trattato di Maastricht, tra i primi a presagire con largo anticipo la gravissima crisi migratoria, si occupò dell’Europa, dei Balcani, del Medio Oriente, del Mediterraneo, rafforzando il ruolo internazionale dell’Italia e lavorando sempre per la mediazione, la cooperazione, le strategie di dialogo. 

Numerosissimi i libri pubblicati, sui temi che ne guidarono l’azione e la riflessione politica. Tra questi: “Verso il XXI secolo. Idee per fare politica” (1987), “Mediterraneo in ebollizione. Cause e prospettive della Primavera araba” (2013), “La lunga ombra di Yalta. La specificità della politica italiana” (2013). 
 
E ai libri tornò, con slancio da studioso, dopo il terremoto Mani Pulite, l’isolamento e la nuova vita fuori dalla militanza e dalle istituzioni. 
 
In un’intervista raccontava di essersi letteralmente tuffato tra i volumi di alcuni templi della cultura: “La British Library, la più bella al mondo. La biblioteca centrale di Pechino. Quella del congresso a Washington. La Très Grande Bibliothèque di Mitterrand. Mi sono messo a studiare la demografia storica”.

Ma allora erano altri tempi. Non era certamente l'Italietta di oggi.
 
Era l'Italia giunta ad essere la quinta potenza al mondo, l'Italia che con Sigonella dimostrò di essere indipendente persino dagli USA. Era l'Italia di una classe politica, che, seppur con i loro difetti, non erano certo la summa di ignoranza, presunzione e nullismo dell'oggi dove la mediocrità è solo pari alla presunzione.

E nel protagonismo di Gianni De Michelis rientra anche la sua passione per le discoteche, per il ballo, per la gioia, per il saper vivere e per l'amore per la vita, da perfetto veneziano qual'era.

Famoso il suo libro sulle discoteche "Dove andiamo a ballare questa sera?", un libro oggi divenuto un "cult" praticamente introvabile e giunto alla quotazione di cento euro per le pochissime copie che girano fra gli amanti dei libri di un tempo.
 
Gianni De Michelis in discoteca

E di Gianni De Michelis, deceduto nel 2019 a 78 anni dopo aver vissuto gli ultimi 5 anni della sua vita afflitto dal Morbo di Parkinson e non aver lasciato alcuna eredità nonostante si favoleggiasse di chissà quale tesoro avesse accumulato nella sua vita da politico, pubblichiamo un bell'articolo apparso su "Dagospia" il sito on-lina fondato e diretto da Roberto D'Agostino, profondo conoscitore dei mitici anni '80.

Estratti da "Memorie di un Socialista Riformista" di Gianni De Michelis, ed. PIEMME - Alvise De Michelis 2024

Queste memorie sono state scritte da Gianni De Michelis tra l’inizio del 2012 e la metà del 2015, quando cominciò ad appalesarsi il Parkinson. Un libro prezioso che aiuta a ricostruire la vita di uno dei protagonisti della Prima Repubblica e della sinistra italiana per oltre mezzo secolo.

( e da queste memorie estrapoliamo la storia della pubblicazione del suo libro "Dove andiamo a ballare questa sera" )

Dove andiamo a ballare questa sera

Per l’analisi dettagliata dei locali che mi apprestavo a classificare scelsi uno stuolo di giovani e vivaci collaboratrici, tra cui Giulia Mazzega, Concetta Grassini, Sanja Annibali, Nadia Bolgan e Beatrice del Rio. Erano mie care amiche e non di rado, mi seguivano nelle serate in discoteca.

Sapevano che avrebbero accettato volentieri di darmi una mano, studiando attentamente ogni aspetto. I dettagli. Le peculiarità di ogni locale.
 
Scelsi di classificare in guida ragionata le 250 balere più divertenti d’Italia, selezionate, sotto la mia supervisione, dalle mie infaticabili amiche e attribuendo ad ognuna di esse un punteggio corrispondente ad una o più stelle.

Più stelle corrispondevano ovviamente ad una valutazione elevata sulla base di parametri come i servizi offerti dai locali, il loro livello di accoglienza, la comodità degli ambienti, la qualità della musica.
 
Un breve commento a carattere discorsivo completava la loro presentazione, sottolineando i punti di forza ed, eventualmente, i difetti delle sale. Lo stile della scrittura era molto leggero e giocoso.

Per chi amava viaggiare avevo inserito anche cinque schede di discoteche estere, tra le quali spiccava la parigina “Les Bains”, la mia preferita quando mi trovavo fuori dallo Stivale. Un ex diurno, dove un tempo si andava a sbarbarsi e farsi la doccia, diventava il non plus ultra del divertimento.

Ricordo, ad esempio, che segnalammo la presenza di un buttafuori in abbigliamento nazista, con tanto di svastica in una famosa discoteca di Milano. Ne risultò un “libro semiserio”, uno spaccato delle discoteche nazionali – ed in parte internazionali – di estremo interesse per gli amanti di questo divertimento.

Affidai la prefazione del testo a Gerry Scotti, allora già apprezzato presentatore delle tv private e deputato socialista di Milano.

Quando avemmo tutto pronto per la stampa, tuttavia, ci fu un cambio di programma nella mia vicenda politica pubblica.
 
Cadde il debole Governo guidato da Goria. L’incarico di Presidente del Consiglio venne assunto da Ciriaco De Mita, nella cui persona per la prima volta nella storia repubblicana venivano a sommarsi questo ruolo e quello di segretario della DC, mentre io venni nominato Vicepresidente del nuovo esecutivo.

 A questo punto dovevo decidere se continuare o meno in questa iniziativa editoriale nella quale mi ero impegnato, ben sapendo che l’uscita di un libro sulle discoteche italiane, scritto dal Vicepresidente del Consiglio in carica, sarebbe stato uno smacco morale per tutto il mondo politico.

Pensai tuttavia che il perbenismo non poteva avere la meglio sulla mia libertà. Decisi, pertanto, di andare avanti per la mia strada, incurante dei “moralizzatori” che avrebbero gridato allo scandalo presentando la mia guida come una sorta di “monumento contro l’etica”. Il libro, edito dalla Mondadori, ebbe un discreto successo.

Feci una presentazione nella nuova libreria “Biblioteq” di piazza Tre Martiri di Rimini, città che nella prefazione avevo promosso a capitale notturna d’Europa, nel tardo pomeriggio del 18 luglio dell’88.
 
Al termine dell’incontro raggiunsi il ristorante Paradiso, cenando con trenta amici selezionati, per poi festeggiare l’uscita del volume al Bandiera Gialla, la maxi-discoteca all’aperto più famosa d’Italia.
 
Gianni De Michelis a Rimini in discoteca

All’evento parteciparono quasi settemila persone tra politici, militanti, ma anche tantissimi ragazzi che fecero a gomitate per assicurarsi una copia del libro con dedica e ballare su quella pista. ( p.s.: In quella mitica notte vi era anche chi scrive, da giovane di 25 anni, componente della direzione nazionale del MGS - Movimento Giovanile Socialista )
 
Quella notte divenne leggenda nella storia dei festeggiamenti notturni del tempo.
 
Ricordo ancora che poche settimane dopo uscì un articolo sulla rivista Capital nel quale venivano presentate le feste più belle del mondo. Tra queste compariva anche la mia serata al Bandiera Gialla.

 In effetti il successo dell’evento fu enorme. Ballai fino alle prime luci dell’alba come un pazzo, mai sazio di perdermi nella musica. La mattina seguente, lunedì 19 luglio, alle 9, era previsto il Consiglio dei Ministri.
 
Presi un aereo, senza aver dormito nemmeno un minuto, e volai a Roma, in tempo per partecipare alla riunione.

Mentre mi recavo in macchina a Palazzo Chigi, sfogliando la rassegna stampa che puntualmente la mia collaboratrice Marina Caruso mi preparava ogni mattina, constati che tutti i giornali  parlavano della mia festa, con tanto di foto ed articoli dedicati.

 Se Il Giornale titolava, goliardico e scherzoso “Quando l’onorevole scende in pista: tutta Rimini balla con De Michelis”, Repubblica puntò su “La pazza notte di De Michelis”.
 
Un lungo articolo infarcito di scatti che, oltre a me, immortalavano la folla oceanica del Bandiera Gialla, con tanto di politici e di belle ragazze in abiti succinti che erano rimasti a ballare tutta la notte divertendosi come probabilmente non avevano mai fatto.

Alcuni resoconti della festa riminese erano coloriti e vivaci, altri riportavano i commenti stizziti di benpensanti della classe politica ed intellettuale che stigmatizzavano quanto era accaduto.
 
Quando arrivai a Palazzo Chigi, puntuale come un orologio, i colleghi mi guardarono con aria di marcata disapprovazione. Nessuno probabilmente si sarebbe aspettato che sarei arrivato in tempo a quella riunione.

E che vi avrei partecipato come se nulla fosse successo. In cuor mio, quella mattina, sentii che mi ero reso protagonista dello strappo più importante mai fatto in vita mia verso le regole non scritte che avevano sempre caratterizzato – e aggiungo condizionato – lo svolgimento dei ruoli e delle rappresentazioni istituzionali nel Paese.

Fonte: Dagospia  

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