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Ogni anno il rapporto del Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali che da più di 50 anni svolge una costante e articolata attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico, ci fa capire a che punto siamo come sistema Paese.

I dati presentati in queste ore da Giuseppe De Rita, il fondatore, e da Massimiliano Valeri, direttore generale, sono da allarme rosso: l’Italia ormai è un paese di sonnambuli, i cittadini sono preda di ‘scosse emozionali’, sempre di più quelli che fuggono all’estero. 
 
Sono circa sei milioni gli italiani residenti all’estero, un fenomeno in crescita ogni anno che coinvolge soprattutto i nostri giovani. Solo nell’ultimo anno le iscrizioni per l’espatrio sono state 82mila da parte di italiani con età tra i 18 e i 34 anni.
 
Altro dato è il crollo dei matrimoni, passati dai 246mila celebrati nel 2008 ai 180mila del 2021, mentre sono un milione e seicentomila le famiglie costituite da coppie non coniugate.
 
L’Italia è sempre più vecchia, la popolazione tra i 18 e i 34 anni oggi tocca quota 10milioni, mentre nel 2003 superava i 13 milioni di individui. Con questo trend, lancia l’allarme il Censis, nel 2050 i 18-34 enni saranno poco più di 8milioni, appena il 15 per cento della popolazione.

Altro male che ci ha colpito è una sorta di ‘sonnambulismo’. Il riferimento è ad alcuni fenomeni economici e sociali facilmente prevedibili e tuttavia rimossi dall’agenda di tutto il Paese, ormai a livello di massa manca la capacità di calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare le sfide che abbiamo davanti.
 
Altro dato significativo del rapporto Censis il fatto che gli italiani ormai vivono di ‘scosse emozionali’, che trasformano quasi tutto in emergenza.
 
E se tutto è emergenza alla fine ‘nulla lo è veramente’, così si chiudono gli occhi sulle cose veramente importanti. Così trovano terreno fertile paure amplificate, l’improbabile e il verosimile: a paura per il clima impazzito, che ci sarà sempre più povertà e violenza, invasione da parte degli immigrati: “Sono scenari ipotetici che paralizzano invece di mobilitare risorse per la ricerca di soluzioni efficaci, anzi generano inerzia” sottolinea il Censis.
 
Alla fine, magra consolazione, gli italiani sembrano ripiegare su quelli che vengono definiti ‘desideri minori’, non più con lo sguardo al futuro ma affannosa ricerca di ‘pezzi’ di benessere e piaceri quotidiani.

Altro cambio di modello la considerazione del lavoro: per l’83 per cento degli occupati mettere il lavoro al centro della vita è un errore, non si tratta di rifiuto del lavoro in sè, precisa il Censis, ma un suo declassamento nella gerarchia dei valori esistenziali.
 
Cresce anche il desiderio quotidiano di momenti da dedicare a sé stessi, mentre addirittura il 94 per cento rivaluta la felicità derivante dalle piccole cose di ogni giorno, il tempo libero, gli hobby, le passioni personali. E tutto questo porta allo svilimento della dimensione comunitaria, ad una società sempre più popolata da solitari.


Fonte "Agenzia DIRE", www.dire.it
 
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