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Un giorno gli umani trovarono un metodo e si promisero fino a giurarselo, di non tradire mai gli insegnamenti che li avevano condotti a meravigliose scoperte.


Attraverso la ragione, ogni cosa sarà intellegibile, fruibile e disponibile. Questo ne fu il postulato.

Il genio umano, racconta e sempre racconterà il futuro ai suoi contemporanei.

Il sacrificio delle decine di morti della seconda guerra mondiale ha cementato la volontà di ricostruire l’Europa e oggi siamo di fronte alla necessità di mutare la prospettiva dalla quale guardiamo ai fatti Europei.

Le dinamiche politiche degli altri stati membri riflettono una scarsa visione d’insieme.

Ci auguriamo che la prossima Commissione Europea usi meno il telefono e più il buon senso.

Perché senza una costruzione sociale non vi può essere alcuna costruzione politica.

I prossimi anni e decenni non saranno come veleggiare sospinti dolcemente dal vento, il rischio è quello di dover constatare che siamo addirittura di fare di peggio delle follie fasciste, con un bilancio inenarrabile. (Ammesso che qualcuno resti vivo per raccontare di cosa siamo stati capaci).

La volontà di ricostruire l'Europa dopo la seconda guerra mondiale fu la risposta attraverso cui e faticosamente il mondo che abitiamo oggi, ha visto un progressivo e produttivo scambio che nel tempo avrebbe portato all’adesione cinese alla WTO.

L’ambiziosa visione di Wilson sembrava aver trovato una via per farsi finalmente sistema di riferimento.

La coesistenza dei popoli poté davvero ritenersi iniziata attraverso l’apertura dei confini e delle idee.

Sicuri delle nostre ambizioni e capacità abbiamo poi messo il pilota automatico e ci siamo accomodati su un’amaca, il cui dolce rollio abbiamo lasciato che ci cullasse nella contemplazione dei nostri successi.

Dopo un pò qualcosa però ha cominciato a scricchiolare, il consenso verso il soggetto egemone calava, in continuazione.

Le sacche di insoddisfazione e insicurezza mostrano i loro lembi da molto tempo, non devono cedere, ma si devono sgonfiare, e presto.

Il nuovo millennio lo conosciamo tutti, a tutte le latitudini.  Ammettiamolo, ci sta riservando qualche sorpresa di troppo.

Qualche brutta sorpresa di troppo.

Torniamo tra i banchi di scuola, riappropriamoci delle possibilità di dubitare e di chiedere una spiegazione.

I nostri politici hanno il dovere di dirci non solo cosa farebbero, ma cosa fanno, prima e dopo che lo hanno fatto e accogliamo con favore qualsiasi iniziativa che faccia luce su periodi della storia repubblicana (anche recenti) che meritano di essere conosciuti dalla popolazione.

Conduciamoci e conduceteci verso un millennio che non sia il riflesso della sua giovane età, ma che sia specchio della nostra capacità di evolvere e migliorare.

 
Antonio D'Angelo
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