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"Dobbiamo dirci che le mafie sono tornate più forti di prima, la corruzione dilaga ma tra i cittadini c'è una percezione molto bassa di questi fenomeni che oggi riguardano principalmente il Centro e il Nord. Sulla carta abbiamo una buona legislazione che però non viene applicata. A volte la mediazione politica al ribasso ci fa compiere passi indietro e non in avanti". Così si è espresso il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti, nel corso di un incontro a Scandicci, nel fiorentino, avvenuto il 15 febbraio al Teatro Aurora.
Secondo quanto riferito dalla pubblicazione pellegrinogiornale.it, Don Ciotti ha poi parlato dell'utilizzo delle risorse europee e i pericoli di infiltrazione da parte delle organizzazioni malavitose, evidenziando i risultati che sono stati conseguiti: “Le cooperative che sono nate e le città come Palermo e Napoli che sono molto cambiate". L’evento è stato anche l'occasione per presentare l'ultimo libro del fondatore di Libera "Amare non basta".
"Abbiamo bisogno del noi, non di navigatori solitari", ha detto per poi parlare di un uomo che del “noi” ne ha fatto un “modus operandi” nel contrasto alla criminalità organizzata: il magistrato Antonino Caponnetto. Fu lui, infatti, a lanciare l'idea di un pool di magistrati che lavorasse alle indagini sulla criminalità organizzata e coinvolgesse personaggi del calibro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “È stato un uomo che ha onorato le istituzioni e la magistratura e che ha sacrificato la sua famiglia. Ai suoi funerali non fu presente alcun rappresentante dello Stato ma c'erano tanti giovani e tante belle persone e sono certo che lui fu contento così - ha detto Don Ciotti -. La mafia ha paura della scuola perché l'educazione è generatrice di vita. Purtroppo le politiche sociali del nostro Paese non rispondono al bisogno della diffusa povertà educativa. Non possiamo scaricare tutto sulla famiglia e sulla scuola. Anche le altre componenti della comunità devono entrare in gioco. Abbiamo bisogno del contributo dello sport, dell'arte, della musica, del cinema. Inondare il territorio perché c'è bisogno del contributo di tutti". Anche della Chiesa che, secondo il fondatore di Libera, deve ripartire dalle parole di Papa Francesco: “Dà fastidio parlare di un Dio che esige un impegno per la giustizia”. "Dio abita in mezzo a noi, lo incontriamo nella vita, in coloro che fanno più fatica”, ha sottolineato il prete.
Per Don Ciotti “il problema mafioso è molto serio. È cambiato soltanto il suo sistema di azione. Oggi c'è meno sangue, meno stragi, ma più usura, più gioco d'azzardo, più traffico di droga e di rifiuti, più estorsioni". Da qui un invito che non permette diserzioni: "L'amore è importante ma non basta se non si coniuga con un impegno a costruire la giustizia". Per questo, prima di scendere dal palco, ha suggerito alla platea di tenere in una mano il Vangelo e nell'altra la Costituzione italiana, come ha riportato l’agenzia Askanews.
Fonte: "antimafiaduemila.com"
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